venerdì 15 maggio 2020

Sdrucciolevoli mutazioni

"Chi parla malepensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti! " ( Nanni Moretti -Palombella rossa)

Piccole e grandi mutazioni determinano l'evoluzione della vita, così nella biologia e così nelle lingua. Ma non tutte le mutazioni portano necessariamente a qualcosa di buono.
Le prime volte che ho sentito l'espressione "distanziamento sociale" ho fatto veramente fatica a dargli il significato che oggi gli viene comunemente attribuito, cioè quello di stare lontani fisicamente per evitare possibili contagi biologici ("si entra in negozio uno alla volta per rispettare il distanziamento sociale"!)
Ma per me, e non solo per me, questa espressione poteva significare una separazione di classe o di censo o di gruppi culturali, o etnici etc.("Certo che rispetto il distanziamento sociale: viaggio sempre in seconda classe!").  Basta una rapida ricerca su Google e si scopre che la "distanza sociale" ha una preciso significato in, appunto, Sociologia.  Eppure contrariamente alle mie previsioni e desideri l'espressione non è affatto sparita ma ha acquisito cittadinanza nella nostra lingua tantochè su Wikipedia è apparsa la relativa voce con ultimo aggiornamento 20 Apr.2020! Sul sito della Treccani c'è un interessante ed istruttivo articolo sulla fortuna e diffusione di questo neologismo nella nostra lingua Ad essere pignoli il termine sarebbe stato mutuato dall'Epidemiologia ma questa non mi sembra un'attenuante. Mi spiace come certe formule inesatte, per non parlare degli anglicismi inutili, entrino così prepotentemente nella nostra lingua e che abbiano tanto successo per quanto siano altisonanti e vaghe. Ad esempio "agricoltura biologica" (esiste forse un'agricoltura minerale?) ed "economia circolare" di cui ho già scritto. Mi spiace sopratutto perché avverto una passività preoccupante in questi fenomeni. Accettare di parlare come gli altri, anche se non si sa bene cosa si dice, significa condividere il pensiero altrui senza esercizio di critica, e questo non è un bene. 

domenica 1 marzo 2020

La raccolta dei rifiuti

Una rondine non fa primavera, è vero,  ma è sempre bello vederne una.
Una domenica pomeriggio di questo Marzo grigio e piovigginoso passeggiamo sulla spiaggia di Lido di Dante vicino alla foce del Fiume Uniti proprio davanti alle piattaforme Eni Angela e Angelina che con l'estrazione del metano stanno probabilmente accelerando la subsidenza della terrafermaa e forse anche innescando nuovi terremoti.  Il mare d'inverno ha un suo fascino discreto con le spiagge semideserte, perchè pochi  sono gli altri passeggiatori. Qualcuno porta i bimbi, alcuni il cane, ma sono sempre in pochi. 
Qui, sulle prime dune fra i tronchi e legni portati dal mare incontriamo tre ragazze, poco più che adolescenti, che armate di guanti e sacchetti raccolgono e portano via le plastiche, i vetri e tutti gli altri rifiuti umani sparsi sulla sabbia.
Ciao, chi siete? State facendo un bellissimo lavoro. Fate parte di una qualche associazione?
No, siamo solo amiche e abbiamo deciso di passare una domenica diversa ripulendo la spiaggia.
Parlando un po' capiamo che nulla sanno delle (meritorie) iniziative di Legambiente Ravenna che organizza periodicamente la pulizia di pinete e arenili nella zona coinvolgendo decine di volontari con grande risonanza mediatica su stampa e social.
Loro, le tre ragazze sorridenti, invece hanno semplicemente deciso che per quella domenica pomeriggio non avrebbero affollato i centri commerciali con le loro coetanee a stordirsi sugli smartphone.
Hanno deciso di ripulire un pezzo della spiaggia di tutti.
E' un piccolo fatto, forse insignificante sul risultato pratico, ma per un'attimo ho sognato queste ragazze fossero davvero la prima rondine di una primavera umana in cui nessuno ormai spera più.