mercoledì 25 maggio 2011

E quindi uscimmo a riveder le stelle (Inferno XXXIV, 139)

Ecco, abbiamo perso il buio, così come abbiamo perso il silenzio e la fame, e tante altre cose di cui forse non  ricordiamo più l'esistenza.
Pochi se ne sono accorti ed ancora meno ne sentono la mancanza. 
Astronomi ed astrofili da sempre combattono l'inquinamento luminoso nelle città e nelle campagne. Distinguere la via lattea nel cielo della nostra pianura è quasi impossibile e talvolta anche le stelle più luminose scompaiono offuscate dalle luci dei lampioni o delle auto, e dal pulviscolo atmosferico.
Ma quello che abbiamo perso non è semplicemente il piacere immenso di ammirare il cielo notturno: abbiamo perso anche il senso del buio che ci serve per vivere, per apprezzare pienamente la luce anche quando è poca e incostante. 
Prima o poi usciremo da questo inferno di abbondanza di luci e certezze, vedremo il buio attorno a noi, avremo forse paura, ma poi usciremo a riveder le stelle.

martedì 17 maggio 2011

Un mondo da rifare

La notizia è così epocale che non potevo non dare un mio piccolo contributo alla sua diffusione.
A Bologna, la coppia di ricercatori Focardi  Rossi  ha realizzato da tempo un reattore a fusione nucleare "fredda" che genera grandi quantità di energia a costi irrisori. E per di più senza scorie e senza radiazioni. Si chiama Energy-Catalyzer o E-Cat. Una fabbrica in Grecia li sta già costruendo ed a novembre è prevista l'entrata in funzione del primo reattore commerciale da 1Mw .  
I personaggi e le vicende che girano attorno a questa invenzione sono da film giallo e vi rimando al blog Crisis per farvene un'idea.
Non è stato infatti rivelato come funzionerebbe il cuore di questo reattore ma la maggior parte degli scienziati che hanno visto la macchina in funzione sono convinti che non si tratti di una truffa. Se fosse un'imbroglio ci troveremmo di fronte alla più grande montatura di tutti tempi. E in un caso o nell'altro la realtà  sta superando di molto la mia fantasia.
E se le promesse verranno mantenute forse avremo risolto il problema dell'energia sul pianeta nel giro di pochi decenni.
Mai più centrali nucleari, a carbone, a gas, a biomasse o altri danni all'ambiente in nome dell'energia, mai più Cernobyl, Fukushima, mai più guerre per il petrolio, e chi più ne ha più ne metta.
Il mondo cambierà così radicalmente che non riusciamo neppure ad immaginarlo.
E gli ambientalisti incalliti come me perderanno quindi il loro lavoro di Cassandre?
Purtroppo no.
Dobbiamo preservare le altre risorse del pianeta, come l'acqua, la terra fertile, il mare e l'aria.  E mille altre cose che diamo per scontate ed illimitate ma che non lo sono affatto.
Buon futuro a tutti.

domenica 8 maggio 2011

Rinaturalizzare!

Una delle tante notizie dalla stampa locale: un bel progetto (già approvato dal comune) per costruire un lussuoso villaggio turistico all'estremità sud di Lido Adriano. Si chiamerebbe "I Giardini della Brocca" Altri 20 ettari sottratti alla campagna ed all'ambiente naturale per espandere  quel coaervo di ecomostri che è da tempo diventato Lido Adriano. Il promotore dell'iniziativa è il titolare del Punta Turquesa , un bagno non proprio amato da tutti
Ciò che è sconvolgente è che nel comunicato si legge " I Giardini della Brocca nascono con l’idea di rinaturalizzare uno degli ambiti paesaggistici di maggior interesse della costa ravennate[]."
Rinaturalizzare????...Rinaturalizzare???? (E qui ci vorrebbe tutta la voce di Beppe Grillo per rendere l'idea dell'uso scandaloso e criminale di questo verbo).
Da sempre la natura si rinaturalizza da se, e "a gratis", basta lasciarla in pace e non mancherà di cancellare anche l'opera umana più nefasta (disastri nucleari esclusi). 
E se l'"ambito paesaggistico"  fosse di cosi grande "interesse" perché vogliono modificarlo? O vogliono solo costruirlo da zero ad uso e consumo dell'investimento immobiliare?  
E poi, visto che si parla di ripascimenti costieri in una zona fortemente erosa dal mare, da chi saranno pagati questi interventi? Soldi pubblici o privati? Di questo non se ne parla.