giovedì 29 dicembre 2011

Beni durevoli

Ci sono prodotti industriali che ''sono per sempre'' nonostante l'industria aborra questo concetto e impone sempre più l'obsolescenza programmata per tutto quel che fa e che vende. Oggi  ho tirato fuori dal cassetto alcuni dei miei martelli e mi son chiesto quando mai li consumerò cosi tanto da doverne comprare altri. Probabilmente mai, un martello può durare anche un secolo e oltre, passare di generazione in generazione e rimanere utile come il primo giorno, basta cambiare o restaurare il manico se necessario.  Del resto solo uno dei miei 5-6 martelli è stato acquistato; gli altri mi son stati ceduti, o rinvenuti "nosocome" o trovati o ereditati. Cosi come i martelli ci sono miriadi di oggetti comuni che possono durare molti decenni o forse secoli: sicuramente la maggior parte degli attrezzi di lavoro, ma anche posate, stoviglie, lampadari, etc. La maggior parte degli acquisti di questi beni vanno a sostituirne altri, non più alla moda, ma ancora perfettamente efficienti o lievemente usurati mentre ben pochi vanno ad attrezzare una nuova popolazione che si aggiunge all'attuale.Visto che di questi oggetti ne abbiamo ormai le case piene e la crisi ci "ottimizza l'economia", a questo punto verrà automatica una moratoria della produzione e consumo (forse meglio dire stoccaggio) di questi beni.

sabato 24 dicembre 2011

Usa e getta si, ma qui si esagera!

Visto che noi comuni mortali non abbiamo le competenze per giudicare la congruità dei prezzi dei farmaci (anche se è facile immaginare che anche in questo campo tutto limpido non sia) almeno sulle loro confezioni qualcosa possiamo dire.
Ho ritirato in farmacia una confezione di 10 dosi di Arixtra, un antitrombotico da iniettare sottocute.
Prezzo 71 euro pagati dal SSN (cioè tutti noi), quindi 7,1 euro a dose.
Ogni dose è confezionata in una siringa monouso di sicurezza, che una volta usata diventa inutilizzabile e va buttata. E ovviamente non c'è nessuno che sia sia preoccupato della possibilità di riciclare almeno una parte dei materiali usati. Infatti ogni siringa è composta di 12 pezzi, 5 fra plastiche e gomme diverse, un corpo in vetro in cui è fuso un'ago, una lunga molla  metallica ed un pezzo plastico con una etichetta autoadesiva.
La motivazione ufficiale di tutto questo dispiegamento di tecnologia e materiali (e costi) è l'aumento della sicurezza, la protezione da punture accidentali, ed escludere che la siringa venga riutilizzata. Preoccupazione quest'ultima probabilmente inutile almeno in occidente e comunque con un po' di impegno è possibile "cracckare" questo modello di siringa e renderla riutilizzabile come tutte le altre.
Solo quest'estate, un medicinale equivalente mi era stato fornito con siringhe monouso standard che hanno funzionato perfettamente e ovviamente non sono state riutilizzate.
Che dire?

sabato 26 novembre 2011

Il mondo della finanza.

"When an international financier is confronted by a holdup man [with a gun], he automatically hands over not only his money and jewelry but also his shirt and pants, [because] it doesn't occur to him that a robber might draw the line somewhere." 

(Quando un esponente della finanza internazionale viene minacciato da un rapinatore armato, egli automaticamente non solo consegna  i suoi soldi e i suoi gioielli, ma anche la camicia e i pantaloni, perchè non riesce a concepire che perfino un ladro possa avere un limite nelle sue pretese)


Nero Wolfe - Over my dead body - Rex Stout

lunedì 7 novembre 2011

Vegan Contest in Ravenna

"..misery acquaints a man with strange bed-fellows  (la disgrazia ci fa conoscere strani compagni di letto)  William Shakespeare La Tempesta - Trinculo: atto II, scena I)


La vita a volte ci porta in luoghi e situazioni che mai avremmo immaginato  di frequentare. E non necessariamente questi occasioni sono generate dalla disgrazia come dice Shakespeare.
Ultimamente ho partecipato come commensale e giudice ad una gara di cucina vegan organizzata da Essere Animali presso il centro sociale Spartaco.
Una settantina di giovani a tavola per gustare e giudicare una cena di 11 portate confezionata secondo i dettami del veganesimo, quindi senza ingredienti di origine animale (no carne, no latte, no uova etc.).
Neanche a dirlo, tutto era buonissimo, ma con un servizio più che spartano, improntato all'autarchia ed alla collaborazione. Ci è stato consegnato un unico piatto (erano tutti scompagnati fra loro) ed un unica forchetta da usare per tutte le portate. Ci siamo quindi serviti da soli,  poi all'arrivo dei dolci abbiamo avuto istruzione di girare il piatto sottosopra come si faceva quando si era poveri, o almeno così ci raccontano gli anziani. E nessuno che storcesse il naso.
Non so se il nostro mondo si salverà mai dal baratro che ora anche i più scettici iniziano finalmente a vedere, ma se si salverà lo dovrà anche a questi giovani animalisti, giovani che sublimano la loro esuberanza in queste forme di non violenza fortemente motivate ed argomentate.
Poi mangiare il dolce sul dorso del piatto non ha prezzo, per tutto il resto vedete voi.

domenica 9 ottobre 2011

Il sindaco e la guerra delle Falkland

Non so perchè, ma ogni qualvolta che leggo le dichiarazioni del sindaco o di qualche assessore su "Ravenna capitale della cultura 2019"  mi vengono in mente la giunta militare Argentina del general Gualtieri e la guerra delle Falkland scoppiata fra l'Argentina e l'Inghilterra nell'82.
"Alla vigilia della guerra l'Argentina era governata da una giunta militare guidata da Leopoldo Galtieri, il quale sperava di controbilanciare la preoccupazione del popolo suscitata dalla crisi economica e dalle violazioni dei diritti umani perpetrati dal regime con la popolarità che sarebbe seguita ad una rapida vittoria conseguita recuperando il controllo sulle Malvine (isole Falkland)."(da Wikipedia)
Per far si che il popolo non prenda coscienza dei reali problemi interni (e magari destituisca il governo), il regime pompa con tutti i mezzi l'opinione pubblica verso un'obiettivo inconsistente ma di grande portata emotiva, e ancor meglio se per questo obiettivo è necessario sconfiggere un nemico esterno. E' vero che quasi tutte le guerre hanno auto questa funzione di dirottare le contraddizioni interne verso un nemico esterno ma il caso argentino è stato particolarmente emblematico.
A Ravenna stiamo vivendo un'escalation di degrado, criminalità, disoccupazione, inquinamento dell'aria, cementificazione del territorio, tumori  e qui sembra  che la priorità sia quella di avere l'assegnazione di Ravenna 2019 capitale della cultura, magari sconfiggendo la cattivissima Venezia e tutte le altre 14 città italiane candidate
Ma la cittadinanza di Ravenna non è vittima passiva di questa situazione, è sopratutto complice, non fosse altro per il fatto di essere responsabile dell'elezione questa giunta.  E poi, a parte rarissime eccezioni, parlar male di questa candidatura è diventato come bestemmiare in chiesa, come se essere contrari a questa cosa significhi essere contrari alla cultura in generale.
Nell' '82 l'Argentina perse sanguinosamente la guerra, si rese conto che aveva problemi interni molto più seri che la necessità di conquistare due tre isolotti semidisabitati e decise di voltar pagina: destituì la giunta militare e si avvio faticosamente verso la democrazia provando a fare i conti con se stessa.
Io non vorrei aspettare il 2019.

lunedì 19 settembre 2011

Consar e Sapir Keynesiani?

Per rilanciare un'economia stagnante, secondo un famoso paradosso derivato dalla dottrina di Keynes, lo stato dovrebbe pagare gruppi di lavoratori per far scavare buche in terra e poi pagarli ancora per farle richiudere.
Forse a Ravenna non saremo Keynesiani ortodossi ma facciamo del nostro meglio.
In via Chiavica Romea c'è un cantiere gigantesco dove le ruspe stanno scavando da giorni un buco enorme. Il cartello del cantiere parla di costruzione di condomini di edilizia pubblica popolare.
Da qui file di camion trasportano la terra scavata fino al porto San Vitale in fondo alla via Classicana dove ci sono vere e proprie colline di terra su cui lavorano in continuazione camion ed escavatori.
Ultimamente fra casse di colmata, sbancamenti, dragaggi, ed escavazioni varie, nel porto San Vitale si stanno accumulando milioni di merti cubi di terra e questo terreno evidentemente andrà poi utilizzato e movimentato di nuovo. Forse anche per realizzare il  paventato e pretestuoso progetto di risanamento della pialassa Piomboni che non è altro che la sua riduzione e soffocamento per far spazio al nuovo porto.
Qui non siamo nel milanese dove da alcune indagini sappiamo che l 'ndrangheta ha messo le mani da tempo sul movimento terra e lo considera il business più importante  in quella regione. Nel caso di Ravenna non riesco ad essere così pessimista ed immaginare un'infiltrazione della malavita in questo settore, però pensare che certi grandi progetti siano approvati e portati avanti anche per far lavorare solo alcune ditte di trasporto e movimento terra, ecco questo sì, riesco a pensarlo abbastanza agevolmente.

martedì 13 settembre 2011

L'agonia del bambù e la guerra delle api

Siccità 2011.
L'agosto ed il settembre fra i piu caldi degli ultimi 200 anni stanno distruggendo la vegetazione ed alterando tutti gli equilibri naturali.
Due esempi del disastro in corso.
Il bambù non ce la fa più ed ha accartocciato tutte le foglie ormai ingiallite. Aspetta passivamente la pioggia e spera che arrivi prima che muoia di arsura.
Le api  non trovano più fiori da bottinare, proprio ora, nella stagione in cui si fa scorta di nettare per l'inverno. Le riserve negli alveari scarseggiano e allora le api scendono sul piede di guerra. Gli sciami più forti si organizzano ed attaccano gli alveari più deboli e meno difesi, saccheggiandoli ed uccidendo tutte le api che resistono.
Cambiamo discorso:  sul pianeta le risorse sfruttabili dall'uomo stanno esaurendosi, in primis il petrolio e le terre rare, ma anche la risorsa acqua non sta messa meglio. Visto che noi non siamo ne il passivo bambù né le feroci api (spero) non sarebbe meglio trovare una terza via?

domenica 7 agosto 2011

La cottura della pasta

Tutti sanno come si cuoce la pasta: si mette l'acqua sul fuoco, si sala, poi quando l'acqua bolle si butta giù la pasta e quando si è raggiunta la cottura desiderata si scola. Tutto lineare. Ce lo hanno insegnato fin da piccoli e, come fosse una religione (vedi qui a caso), ripetiamo meccanicamente il rito della cottura della pasta senza farci domande perché "si è sempre fatto così".
Beh, sarebbe il caso invece di farcela qualche domanda, e ad esempio, perché si butta la pasta solo quando l'acqua bolle e non prima? Che succede se metto la pasta nell'acqua fredda ad inizio cottura? I più risponderanno che la pasta viene cotta male e sarà immangiabile ma di fatto nessuno, o pochissimi, hanno mai provato realmente ad uscire dall'ortodossia e vedere, con lo spirito dello scienziato, cosa succede realmente. La scienza ci dice fra l'altro che la pasta cuoce dai 92° in su, temperatura di gelificazione dell'amido, per cui a rigore non sarebbe neppure indispensabile portare l'acqua alla bollitura a 100°.
Ho voluto quindi provare: ho messo 50 g di maccheroni direttamente in acqua fredda sul fornello di sinistra mentre sul fornello di destra ho cotto altri 50 di maccheroni secondo tradizione.
Il risultato è che non ho trovato nessuna differenza di gusto o consistenza fra le 2 cotture. E neppure le altre persone che si sono prestate come assaggiatori hanno notato differenze. L'unica differenza rilevante è stata che la cottura tradizionale si è conclusa 4 minuti dopo l'altra ed ha quindi richiesto più tempo, più lavoro e più gas.
Ora qualcuno avvertirà una sorta di smarrimento, forse di rabbia, a leggere queste righe, penserà che c'è qualcosa di sbagliato nell'esperimento, qualche trucco in malafede, qualche menzogna, ci vedrà uno scandalo indegno paragonabile ad un sacrilegio, come qualcuno che abbia bestemmiato in chiesa.
Un po' lo stesso atteggiamento dei canonici del papa nella commedia di Breckt, quando all'invito di Galileo di guardare con i propri occhi  nel suo cannocchiale, questi rispondevano stizziti di non aver affatto bisogno di guardare nel telescopio per sapere che le tesi galileiane erano false in quanto contrarie alla dottrina cattolica.
Non siamo molto cambiati dal 500, e non siamo certo più illuminati dei gesuiti della corte papale di allora anche se ci piace pensare il contrario. Abbiamo pesantissime tare mentali di cui non ci rendiamo conto ed ogni vera novità, anche positiva, ci da sgomento e smarrimento, e spesso ci rende aggressivi e reazionari tanto che di certe ipotesi non vogliamo neppure sentirne parlare.
Ad esempio, una cosa come le altre, che ne direste di limitare per legge la velocità delle automobili a 70 km/h? Quali danni ce ne potrebbero derivare? Oppure, liberalizzare il mercato delle droghe pesanti, che potrebbe succederci?
Sono solo ipotesi messe quì giusto per misurare quanto sono rigidi i nostri schemi mentali, e poi se qualcuno ne volesse parlare veramente non potrebbe certo farci male...

martedì 12 luglio 2011

Guerra all'ambiente!

Ogni volta che vedo il filmato di Mussolini che annuncia l'entrata in guerra dell'Italia resto sempre sgomento e fortemente stupito dalla folla in piazza Venezia che con ovazioni da stadio esulta per la notizia. Se non fosse una tragica verità storica ci si potrebbe anche trovare del comico e riderci su.
Oggi sembra incredibile che allora ci fosse un così gran consenso alla guerra. Nel sentire comune di allora, e non solo in Italia, la guerra era considerata uno strumento ordinario ed inevitabile per risolvere le controversie fra gli stati. La guerra si era sempre fatta, si pensava, come potrebbe essere che esista un mondo senza guerre? Il mondo per fortuna è un poco cambiato - non molto - ed ora, dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale, il ripudio della guerra è almeno scritto nella nostra poco rispettata Costituzione.
In quegli anni essere pacifisti - dico solo pacifisti, e non necessariamente oppositori ai vari regimi - era assai impopolare (Sir Bertrand Russel finì in carcere per il suo attivismo contro la guerra nella democraticissima Inghilterra) ed il mondo così si avvio baldanzosamente verso la catastrofe della guerra.
Eccoci al dunque. Vedo un parallelo fra il disprezzo di inizio 900 da parte dell'opinione pubblica verso i pacifisti di allora ed il disprezzo che si avverte oggi verso gli ambientalisti.
Perché oggi la guerra non si fa piu fra stati civili, la guerra la si fa solo all'ambiente, depredandolo ed addomesticandolo non diversamente da quel che avrebbero voluto fare i nazisti con il resto del mondo, e con la sicumera di poter sempre vincere. Del resto si è sempre fatto così nella storia dell'uomo, perchè fare diversamente?
Beh, perchè l'ambiente non si lascerà più sconfiggere così facilmente. Meglio ritirarsi un po' e aprire una trattativa di pace.
Fino a che siamo in tempo.



se non i e che i pacifisti non avessero alcun peso sull'opinione pubblica.

venerdì 17 giugno 2011

Il fiume Montone oltre la città

Una piccola scoperta di archeologia del territorio: le tracce del fiume Montone sono ancora visibili nelle immagini satellitari fra il Pala De André e la via canale Molinetto verso Punta Marina.
Anticamente il fiume procedeva dalla chiusa di San Marco alla destra dell'attuale Via Fiume Montone Abbandonato, poi seguiva la via San Gaetanino lambendo le mura nord di Ravenna fino alla Rocca Brancaleone. Poi si riuniva al Ronco fra Ravenna e Punta Marina.
Nel 1738, a causa dei frequenti allagamenti di Ravenna per straripamenti, il fiume fu dirottato o "divertito" nell'attuale corso a sud della città e portato ad unirsi al Ronco formando così il Fiume Uniti, che è di fatto un canale artificiale.
Nella città sono ancora molto visibili le tracce dell'antico fiume, ma  oltre la Rocca Brancaleone sembra non essere rimasto più nulla.
In una bellissima foto aerea del 1915 si riesce ad apprezzare ancora l'antico corso oltre la rocca e a sud del Canale Candiano. Poi la costruzione del quartiere Darsena nel secondo dopoguerra sembrava averne cancellato completamente le tracce.
Invece incrociando qualche immagine storica tratta dal sito www.fotoaeree.com con le attuali immagini di GoogleEarth ho notato una sriscia di alterazione della vegetazione nei campi ad est del Pala De André che collimano esattamente con il percorso che mi aspettavo.
Ecco l'antico letto del Montone dopo Ravenna, quella linea obliqua senza erba nei campi verdi, poco prima di unirsi al Ronco e poco prima di sfociare in mare.
Manteniamo la memoria del nostro territorio.

sabato 4 giugno 2011

Toh, guarda, un bosco!

Quatto quatto e nel più assoluto silenzio sta nascendo un nuovo bosco in città.
Dietro all'ospedale civile, fra gli orti degli anziani e l'eliporto di Ravenna Soccorso, ci sono alcuni campi abbandonati dove sono venuti su dei piccoli alberi.
Una rinaturalizzazione nel vero senso del termine, gratuita e meravigliosa.
Ancora pochi anni ed il bosco sarà cresciuto al punto da poterci passeggiare dentro.
Non so se questo bosco farà in tempo a diventar adulto visto che il Rue lo ha già condannato ad essere raso al suolo per far spazio al solito cemento e asfalto.
Ma il paradosso è, che un bosco naturale come questo, cioè non impiantato dall'uomo, oggigiorno può nascere solo sul confine fra la città e campagna. Cioè su quei terreni non più coltivati dagli agricoltori, ma non ancora edificati e urbanizzati, in questa specie di limbo generato dalla speculazione e alimentato dalla burocrazia, che, con le sue lungaggini in questi casi benefiche, ci da la rara opportunità di vedere come nasce un bosco con le sue forze.

mercoledì 25 maggio 2011

E quindi uscimmo a riveder le stelle (Inferno XXXIV, 139)

Ecco, abbiamo perso il buio, così come abbiamo perso il silenzio e la fame, e tante altre cose di cui forse non  ricordiamo più l'esistenza.
Pochi se ne sono accorti ed ancora meno ne sentono la mancanza. 
Astronomi ed astrofili da sempre combattono l'inquinamento luminoso nelle città e nelle campagne. Distinguere la via lattea nel cielo della nostra pianura è quasi impossibile e talvolta anche le stelle più luminose scompaiono offuscate dalle luci dei lampioni o delle auto, e dal pulviscolo atmosferico.
Ma quello che abbiamo perso non è semplicemente il piacere immenso di ammirare il cielo notturno: abbiamo perso anche il senso del buio che ci serve per vivere, per apprezzare pienamente la luce anche quando è poca e incostante. 
Prima o poi usciremo da questo inferno di abbondanza di luci e certezze, vedremo il buio attorno a noi, avremo forse paura, ma poi usciremo a riveder le stelle.

martedì 17 maggio 2011

Un mondo da rifare

La notizia è così epocale che non potevo non dare un mio piccolo contributo alla sua diffusione.
A Bologna, la coppia di ricercatori Focardi  Rossi  ha realizzato da tempo un reattore a fusione nucleare "fredda" che genera grandi quantità di energia a costi irrisori. E per di più senza scorie e senza radiazioni. Si chiama Energy-Catalyzer o E-Cat. Una fabbrica in Grecia li sta già costruendo ed a novembre è prevista l'entrata in funzione del primo reattore commerciale da 1Mw .  
I personaggi e le vicende che girano attorno a questa invenzione sono da film giallo e vi rimando al blog Crisis per farvene un'idea.
Non è stato infatti rivelato come funzionerebbe il cuore di questo reattore ma la maggior parte degli scienziati che hanno visto la macchina in funzione sono convinti che non si tratti di una truffa. Se fosse un'imbroglio ci troveremmo di fronte alla più grande montatura di tutti tempi. E in un caso o nell'altro la realtà  sta superando di molto la mia fantasia.
E se le promesse verranno mantenute forse avremo risolto il problema dell'energia sul pianeta nel giro di pochi decenni.
Mai più centrali nucleari, a carbone, a gas, a biomasse o altri danni all'ambiente in nome dell'energia, mai più Cernobyl, Fukushima, mai più guerre per il petrolio, e chi più ne ha più ne metta.
Il mondo cambierà così radicalmente che non riusciamo neppure ad immaginarlo.
E gli ambientalisti incalliti come me perderanno quindi il loro lavoro di Cassandre?
Purtroppo no.
Dobbiamo preservare le altre risorse del pianeta, come l'acqua, la terra fertile, il mare e l'aria.  E mille altre cose che diamo per scontate ed illimitate ma che non lo sono affatto.
Buon futuro a tutti.

domenica 8 maggio 2011

Rinaturalizzare!

Una delle tante notizie dalla stampa locale: un bel progetto (già approvato dal comune) per costruire un lussuoso villaggio turistico all'estremità sud di Lido Adriano. Si chiamerebbe "I Giardini della Brocca" Altri 20 ettari sottratti alla campagna ed all'ambiente naturale per espandere  quel coaervo di ecomostri che è da tempo diventato Lido Adriano. Il promotore dell'iniziativa è il titolare del Punta Turquesa , un bagno non proprio amato da tutti
Ciò che è sconvolgente è che nel comunicato si legge " I Giardini della Brocca nascono con l’idea di rinaturalizzare uno degli ambiti paesaggistici di maggior interesse della costa ravennate[]."
Rinaturalizzare????...Rinaturalizzare???? (E qui ci vorrebbe tutta la voce di Beppe Grillo per rendere l'idea dell'uso scandaloso e criminale di questo verbo).
Da sempre la natura si rinaturalizza da se, e "a gratis", basta lasciarla in pace e non mancherà di cancellare anche l'opera umana più nefasta (disastri nucleari esclusi). 
E se l'"ambito paesaggistico"  fosse di cosi grande "interesse" perché vogliono modificarlo? O vogliono solo costruirlo da zero ad uso e consumo dell'investimento immobiliare?  
E poi, visto che si parla di ripascimenti costieri in una zona fortemente erosa dal mare, da chi saranno pagati questi interventi? Soldi pubblici o privati? Di questo non se ne parla.

domenica 24 aprile 2011

Il carro davanti ai buoi?

Niente di nuovo (purtroppo) sotto il sole: si continua a distruggere  preziosissimo terreno fertile per la fregola cementificatrice di pochi, o almeno mi auguro, che siano veramente pochi. 
Un grande cartello annuncia la vendita di un futuro parcheggio per almeno 120 auto su via Guiccioli, fra le discariche di Hera e l'azienda agricola Marani, proprio dietro al ristorante Oltremare (ex Coc Qui Rit) che, fra l'altro, dispone già un suo ampio parcheggio con ingresso dalla via Romea Nord. 
Dal RUE si vede che oltre al parcheggio di oltre 6000 mq il Comune ha concesso il permesso di edificare su di un lotto retrostante di circa 7400 mq. Non so cosa ci costruiranno ma se prevedono 120 auto sarà qualcosa di grosso.
Capisco che si compri e si venda di tutto, ma è la prima volta che vedo in vendita un parcheggio, fuori città, e per di più non ancora costruito. 
Che sia il segnale che chi sta affrontando quest'impresa non abbia la certezza di tutti i capitali necessari per portare a termine l'operazione e che stia vendendo ciò che ancora non possiede? Anche questa non sarebbe una situazione nuova,  ma chi si comprerebbe mai un parcheggio? E perchè?

martedì 5 aprile 2011

Il lavoro inutile

"...l'oro si estrae [da sottoterra]  in Sud Africa e lo si manda con infinite precauzioni perché non sia rubato o non vada perduto a Londra o a Parigi o a New York, dove sparisce di nuovo sottoterra nelle casseforti delle banche. Tanto valeva che fosse rimasto sottoterra in Sudafrica."  Bertrand Russel 

Russel pubblicò l "Elogio dell'ozio" nel 1935, ma per molti versi sembra scritto oggi.  Perché lavoriamo? Me lo chiedo spesso e non ho mai trovato una risposta definitiva a questa domanda. La risposta più convincente mi sembra anche la più cretina: lavoriamo perché si è sempre fatto così, lo hanno scritto anche nella costituzione!
Lavoriamo ovviamente anche per un reddito ma se potessimo averne uno senza far nulla pochi di noi lavorerebbero, almeno alle condizioni attuali.
Sembra che fino alla rivoluzione industriale del XIX secolo non si lavorasse cosi forsennatamente come oggi e che addirittura gli schiavi greci e romani lavorassero molto meno di noi.
Ma c'è bisogno di lavorar ancora così tanto? E per che cosa?
C'è un partito politico che abbia mai messo nel suo programma l'obiettivo della riduzione del lavoro in generale e non solo dell'orario?
Sarebbe ora che ci fosse.

giovedì 3 febbraio 2011

Avaaz, chi sono costoro?

Ultimamente gira su internet  una mail che invita a "firmare" via web una generica petizione per vietare l'uso dei pesticidi neonicotinoidi in agricoltura, in quanto probabili  responsabili della moria delle api degli ultimi anni. L'organizzazione promotrice si chiama Avaaz e  vorrebbe presentare  questa petizione a non meglio precisati "UE and US decision maker" (?).  Ma chi è Avaaz? Pare che nessuno ne avesse mai sentito parlare prima d'ora e guardando su internet ho scoperto che è una organizzazione no-profit americana con sede a New York. Una specie di multinazionale della protesta con un bilancio nel 2009 di 4,7 milioni di dollari per lo più frutto di donazioni. Dai dati pubblicati sul web mi par di capire che ci lavorino 10 persone e che il loro direttore prenda sui 120.000 dollari all'anno.
Che cosa fa Avaaz con tutti questi soldi a parte pagare fior di consulenze (245.000 dollari per i loro Chief Technical Officer)? Io sinceramente non l'ho capito.
Avaaz finazierebbe campagne d'opinione in tutto il mondo (come?) Italia compresa. Guardando sul sito vedo che grazie ad Avaaz è stata bloccata in Italia la famigerata Legge Bavaglio. Ma quando mai!! Per chi ha un briciolo di memoria ricorderà che è stata la nostra opinione pubblica con parte dei giornalisti in prima linea a fermare la legge! Direi che al nostro governo una petizione virtuale presentata da questi sconosciuti di Avaaz non fa neppure il solletico.
Tutte le campagne di Avaaz appaiono sacrosante ma sono talmente generiche che vien da chiedersi a cosa possano mai servire. E se l'incidenza di queste campagne è quella che abbiamo avuto in italia con la legge bavaglio c'è poco da sperare. L'ultima è a favore del popolo egiziano per il ripristino della democrazia...
Tornando alle api, sono ormai anni che gli apicoltori stanno combattendo contro l'uso dei neonicotinoidi nella concia dei semi di mais, supportati da molte evidenze scientifiche ma non ritenute ancora schiaccianti. Questi antiparassitari sono infatti banditi nella maggior parte dell' UE, Italia compresa anche se non in via definitiva.
Scommettiamo che se neonicotinoidi verranno banditi dalla UE, Avaaz si prenderà il merito?
Ma è il loro stile americano che mi fa diffidare di costoro: è la loro tendenza ad espandersi sempre fino a permeare tutto il mondo. Se gli americani inventano ad esempio una bibita gassata ( o la democrazia o un sistema operativo per PC) è ovvio per loro che tutto il mondo debba bere quella bibita.
Adesso hanno "inventato" questo modo di protestare, questo Avaaz, con petizioni via web e raccolta fondi via web ("Donate" è scritto bello in grande su ogni loro pagina!),  e pretendono che tutto il mondo li segua e li finanzi.
Mah..