mercoledì 12 dicembre 2012

La scomparsa degli orti urbani

In un secolo Ravenna si è giocata quasi tutti gli orti all'interno delle mura. In realta ne sopravvivono almeno due, uno in via San Pietro Crisologo (vicino alla ex-caserma alighieri) e uno piu piccolo nel quadrilatero Via Cerchio-Via Mazzini (clicca sull'immagine).
Altri orti molto belli erano presenti fino a pochi anni fa nell'ex-alveo del fiume montone prima di porta serrata dove oggi vi è un parcheggio (veramente questi erano adiacenti le mura e non dentro).
Nella cartina della città di Gaetano Savini del 1904 ogni grande spazio inedificato all'inteno degli isolati  è indicato con "orto" e quindi una buona metà e oltre della superficie cittàdina era coltivata in maniera intensiva oppure come Hortus Conclusus.
Se le auto, come è probabile visto i trend in atto, diventeranno un bene di lusso per pochi (tipo anni 50), si cominceranno a liberare tanti spazi e di necessità i parcheggi torneranno orti.

venerdì 19 ottobre 2012

Morto che cammina (1): il motore a scoppio.

Non so se vi siete mai soffermati a pensare come funziona veramente un motore a scoppio, ad esempio quello della vostra auto: si provocano delle'esplosioni per spostare dei pistoni che trasferiscono il loro moto ad un'albero e di qui attraverso una serie di ingranaggi alla ruota che sposta l'auto. Cioè saltando tutti passaggi possiamo dire che spostiamo l'auto con delle esplosioni! Vi sembra sensato fare ciò? Probabilmente no, detta così. Eppoi, dal punto di vista energetico il processo è un colabrodo. Nella migliore delle ipotesi il rendimento di un motore a scoppio raggiunge max il 20% che significa che l'80% dell'energia viene persa e dissipata nell'ambiente perlopiù sotto forma di calore.
Tradotto in soldi, ogni 100 euro di benzina ne utilizziamo veramente solo 20€ mentre 80€ sono letteralmente buttati via.
Avendo sempre vissuto in questo stato di cose, abituati a pensare che il motore a scoppio sia l'unico modo per muovere un'auto  (non il miglior modo, ma proprio l'unico!) ci risulta difficile se non impossibile pensare ad altri modi.
In passato erano state tentate soluzioni diverse come le auto a turbina o l'auto elettrica ma, complice la grande disponibilità di petrolio (ed il suo basso prezzo) hanno fatto si che il motore a scoppio, il colabrodo energetico,  restasse la soluzione più facile per generare potenza e trasmetterla alle ruote.
La ricerca tecnologica è rimasta incanalata nel solco del motore a scoppio con il risultato che le auto di oggi sono concettualmente le stesse di 50 anni fa, solo un po' più belle comode e sicure, ma sotto al cofano c'è sempre lui, l'inefficente motore a scoppio.  Il morto che cammina.
Invece i motori elettrici hanno un rendimento del 90%, non inquinano e sono silenziosi.
E' ora di "pensare differente"!

(nella foto un motocicletta indiana mossa da un "motore da motozappa")

venerdì 17 agosto 2012

Pomodori rossi a grappolo.

Ravenna, agosto 2012, il supermercato dietro casa vende  i pomodori, e fin qui tutto bene visto che è la sua stagione, solo che... son pomodori coltivati in Olanda!!!
Alla faccia del kilometro zero.
Per non parlar del prezzo....

domenica 5 agosto 2012

Il riscaldamento globale spiegato a mia madre

Mia madre era una persona semplice senza alcuna conoscenza scientifica. I suoi studi elementari erano stati interrotti dalla guerra e dalla necessità di uscire dalla miseria lavorando fin da bambina, come molte persone di quella generazione.
Io, nato negli agi della luce elettrica e dell'acqua in casa,  per il solo fatto di essere andato a scuola e di leggere libri pensavo di poter aver ragione su di lei su qualunque argomento.
Per cui mi ostinavo a spiegarle quello che lei non sapeva e che neppure immaginava. Ma mi scontravo contro un muro. Immancabilmente la discussione finiva con la frase lapidaria di mia madre che diceva "per me non lo sanno neanche loro!!" riferita agli scienziati che costituivano le basi della mia sicumera.
Chissà perché, una volta tentai di spiegarle il meccanismo del riscaldamento globale, i combustibili fossili, la CO2, l'effetto serra e tutto il resto. Sarebbe stata una gara dura visto che mia madre non era neppure tanto convinta che la terra sia davvero rotonda.
Ero pronto al solito litigio di rito ma ad un certo punto mi madre se ne usci con una affermazione scientificamente sbagliata ma che mi colpì in pieno per la sua ingenuità: " Cioè è  tutto il riscaldamento delle case, il caldo che fanno le macchine e i motori che alla fine si scalda l'aria". Lei intendeva che letteralmente il calore di un'automobile influenzasse il clima scaldando l'aria, e nonostante le cose non stiano così non mi sentii di negare. Le dissi, obtorto collo,  che si, era proprio per quello (in un certo senso è anche vero) e rinunciai a proseguire la disputa.
Quindi mia madre si zittì, si fece seria e pensierosa come se avesse avuto conferma di qualcosa di tragico che meditava fra se e se da qualche tempo. Mi parve di vedere in lei una presa di coscienza rara: il riconoscimento che i cambiamenti climatici passano anche dalle nostre responsabilità individuali e che ci stiamo rovinando con le nostre mani.
Oggi mia madre non è più fra noi e mi manca molto.
Se il riscaldamento globale lo ha "capito" mia madre, nella sua semplicità, come è possibile che ancora oggi esistano persone che a fronte di centinaia di studi scientifici su dati incontrovertibili si ostinano a negare che esso sia in atto o che noi non ne abbiamo alcuna responsabilità?

lunedì 2 luglio 2012

Fanghi: dai fondali del candiano a sotto il tuo ombrellone.

E' nato il "comitato vitalaccia dura" che si propone di contrastare l'avanzata della'area logistica del porto, strade e capannoni per centinaia di ettari, con la conseguente distruzione del territorio  fra Ravenna e il mare.
E' anche vero che la maggioranza bue protesterà solo perché nel tragitto Ravenna-mare si aggiungeranno un numero imprecisato di rotonde con relativi rallentamenti ma resta comunque una buona percentuale di popolazione che sa distinguere fra investimenti e speculazione e che si oppone a queste scelleratezze.
Ho potuto  prendere visione di alcuni documenti sul progetto "preeliminare" di approfondimento del Candiano che l'autorità portuale ha presentato al Comune. Sono centinaia e centinaia di pagine fornite pochi giorni prima della discussione in commissione.  Una miriade di documenti da esplorare che nessuno puo   valutare competentemente in tempi così ristretti. E' evidente che non ci si aspetta alcuna discussione nel merito ma una semplice ratifica di questo consiglio che da sempre avvalla quel che propone l'Autorità Portuale.
Però una delle cose che ho capito subito è che i fanghi di escavazione deal fondale del candiano sono classificati rifiuti e che nei fatti non sanno dove metterli; e che nessuno li vuole, o almeno li vuolesenza contropartita.
Fra le proposte di destinazione definitiva ci sono aree impensabili: a Lido Adriano sotto il progettato villaggio turistico, a Punta Marina per nuovi quartieri, alle Bassette, nella Vitalaccia, vicino al cimitero e  poi anche in mare (!) e tanti altri posti.
Scavare e spostare la terra è il businness del futuro.Quando l'agricoltura sarà distrutta, quando il prezzo del greggio sarà inaffrontabile e i trasporti un lusso, che ci mangeremo? Piastrelle e container!

giovedì 17 maggio 2012

NO TAV di casa nostra

Ieri sera, in una sala Melandri strapiena,  c'è stato un incontro pubblico sulla TAV in Val di Susa, incontro al quale  ha partecipato, con un certo coraggio, anche l'AD della CMC che si è aggiudicata buona parte degli appalti.
Qui trovate le ottime interviste ai relatori della serata sugli aspetti trattati.
Nel mio piccolo riassumo così:
- la TAV è assolutamente inutile
- la TAV è costosa e dobbiamo indebitarci per farla
- la TAV è antieconomica per la collettività
- la TAV è dannosa all'ambiente e alle persone
- la TAV è stata decisa senza la consultazione  dei cittadini interessati
Dati questi giudizi ci vuol poco a fare 1 + 1 e capire che a volerla sono coloro che hanno un'interesse diretto ed immediato nella realizzazione dell'opera.
E forse anche a casa nostra, a Ravenna, molte opere più o meno in cantiere potrebbero rispondere alla stessa logica della TAV.
Ecco qualche esempio:
- Espansione del comparto logistico del porto San Vitale nella zona Vitalaccia nonostante il calo del traffico merci e la crisi economica persistente.
- Nuova autostrada E55 ad ovest della città nonostante il traffico sia in diminuzione e i costi di realizzazione/manutenzione in aumento.

Avremo un futuro decisamente interessante!

PS. Per la cronaca, ieri sera c'era un banchetto del "Coordinamento NO CMC", un gruppo di giovani che avversano le "devastazioni portate avanti da oltre un secolo dalla multinazionale CMC", nonché un nutrito schieramento di carabinieri e polizia municipale...




sabato 5 maggio 2012

Perchè tagliamo i prati.

Una domanda da Piccolo Principe: perchè rasare i prati?  Oppure rovesciando la questione, che danno posso avere se quest'anno lascio crescere l'erba nel prato di casa o se il comune non taglia l'erba nelle 658 (*) rotonde che abbiamo?
Prima di sparare subito le classiche risposte dettate dal conformismo (decoro, igiene, zanzare, bisce, cinghiali o anche  criminaltà) pensiamo, senza farci prendere dall'ansia o dalla rabbia - si, rabbia - se alcune di queste ragioni influenzino realmente e tangibilmente il nostro benessere o se piuttosto non si sia prigionieri di modelli culturali , modelli forse da ridiscutere.
Visto che la crisi economica "is here to stay", un buon risparmio nelle finanze del comune potrebbe essere costituito dalla riduzione della manutenzione del verde ed in particolare dalla rasatura dei prati, e non è affatto un'eresia. Basterebbe tagliar l'erba solo vicino ai cordoli dei marciapiedi, dove la vegetazione incontrollata romperebbe l'asfalto, e lasciare l'erba libera altrove.
Prima di insultarmi, pubblicamente o solo in cuor vostro cercate di capire perchè questa proposta sembra tanto scandalosa. Eppure molto più supinamente ci scandalizziamo meno quando sappiamo di dove aspettar mesi per fare una Tac...

(*) numero inventato!

mercoledì 28 marzo 2012

Qualcosa si muove: auto elettriche!

La vera rivoluzione della mobilità elettrica è partita in sordina ma avanza inesorabile sotto gli occhi di chi la vuole vedere. Dal basso, le biciclette elettriche stanno spopolando e stanno rubando mercato agli scooter mentre l'industria dell'auto finalmente si muove proponendo modelli ibridi oppure completamente elettrici.
Oggi nella buchetta della posta ho trovato l'invito alla presentazione a Ravenna della nuova city car elettrica della Renault, la Twizy, un'auto di concezione nuova che vanta soluzioni ed estetica non ordinarie
Quando pensiamo ad un'auto elettrica commettiamo l'errore è di immaginarla come un'auto normale, con lo stesso aspetto e le stesse prestazioni di un'auto ordinaria, ma con il motore elettrico, un po' come la Renault Fluence. E' l'errore che facevano i primi progettisti di auto nell'800 che non avendo chiaro come dovesse essere un'auto, prendevano ciò che gia esisteva, cioè le carrozze per cavalli, e vi applicavano il motore a scoppio. Alcuni proposero addirittura che il motore dovesse sostituire il cavalli anche nella posizione aggancianolo davanti alla carrozza. 
Poi il progresso (e l'abbondanza di petrolio) ci ha portato alle auto attuali.  Certo che le auto di oggi sono  diventati mostri ingombranti e pesanti, e senza andar a scomodare la categoria dei SUV o delle supercar, disponiamo di veicoli con molta piu potenza di quella che possiamo sfruttare. 
Penso che l'auto che conosciamo oggi, quella con il motore endotermico, sia destinata a sparire nel volgere di pochi anni perché ormai insostenibile - ed il prezzo della benzina è li a ricordarcelo - e che la mobilità individuale del futuro non potrà che essere elettrica, integrata dalla vecchia e cara bicicletta.  
Ma le nuove auto elettriche dovranno essere più piccole e leggere delle attuali, e andranno ripensate da zero per sfruttare appieno i tanti vantaggi che l'elettricità comporta. E non dimentichiamo che un'auto elettrica non inquina, non puzza, e non fa rumore. Scusate se è poco.

sabato 10 marzo 2012

Il Manifesto

Quasi 18 anni fa, durante un mio viaggio in Argentina, avevo notato  che i loro supermarket ed i grandi negozi facevano stampare dei volantini con la lista dei loro prodotti in offerta e poi li distribuivano direttamente nelle buchette dei cittadini; ovunque nelle città erano cassette delle lettere stracolme di pubblicità, volantini e offerte varie. Strano, vero? La cosa strana è che invece non ci ricordiamo che da noi ancora non si usava o almeno non così pesantemente come oggi.
E la cosa che mi sembrava piu strana è che lo facevano anche per prodotti non alimentari, come ferramenta ed elettronica.  
Da turista serioso avevo giudicato quella pratica come un sintomo  tipico delle economie arretrate alla stregua della passione per il calcio o per le lotterie.
Ma questo non vuole essere un post di Economia, anche se ce ne sarebbe tanta da dire, ma piuttosto una rielaborazione della classica domanda retorica del "ma dove andremo a finire".
Stamattina mi sono ritrovato nella buchetta della posta una serie di manifesti (non saprei come chiamare altrimenti quei 2 metri quadri x 82 grammi di carta coloratissima) con le offerte di un supermercato: dalle mozzarelle alle televisioni, dalle banane ai soggiorni in hotel in Tirolo o a Cesenatico (!).
Assommando questo caso ai vari cataloghi dei mobilifici (Ikea in testa) ed ai giornali di annunci immobiliari, e visto che ogni cosa ha un limite (un picco come va di moda dire oggi)  mi chiedo se questo limite lo abbiamo già raggiunto o dobbiamo aspettarci di trovare nella buchetta anche un bel volume rilegato in brossura con tutto il catalogo di OBI, viti comprese? E che ne direste delle offerte della settimana di LIDL stampate su lastre di alluminio?






giovedì 23 febbraio 2012

L'invasione degli ultraschermi

Oggi sono entrato in una farmacia  e ho notato che hanno installato un monitor gigante per intrattenere i clienti in attesa. Su questo schermo passano in continuazione informazioni di servizio con schermate e filmati, perlopiù pubblicità di farmaci e servizi sanitari.
Non è nulla di eccezionale, ormai questi schermi sono installati un po' ovunque vi sia un pubblico, e quindi li troviamo in sale d'aspetto, esercizi pubblici, bar, stazioni, centri commerciali etc.
Non mi stupirei se i pubblicitari, sfruttando questi nostri "tempi morti"  ci piazzassero schermi anche negli ascensori o nei bus od in prossimità dei semafori rossi!

Ma ultimamente, passato il mio entusiasmo tecnologico per i flat-screen, questi schermi pubblici mi mettono nell'anima una tristezza sottile, come se rimarcassero la nostra rinuncia a comunicare con gli sconosciuti accanto a noi. 
Poi, mentre ero in attesa del mio turno, guardando la megaTV, fra un'integratore alimentare ed una crema anticellulite, improvvisamente mi son chiesto da dove scaturissero tutti questi megaschermi e quale reale utilità avessero, e di come abbiamo potuto vivere senza fino a pochi anni fa.
E non mi son dato risposte particolarmente originali.

domenica 12 febbraio 2012

Salviamo i ciclisti

Salviamo i ciclisti è una campagna di sensibilizzazione alla quale aderisce questo blog, seppur con qualche riserva (vedi piste-ciclabili no grazie). Alcune  delle richieste sono secondo me troppo soft per una vera liberazione del ciclista dalla morsa del traffico motorizzato ma da qualche parte bisogna pure iniziare.