martedì 21 settembre 2010

Mettere un tappo sulla coscienza

Esistono alcune raccolte differenziate di rifiuti che vengono svolte al di fuori dei circuiti istituzionali  e che sfuggono un po' alle statistiche ufficiali. Quella dei tappi in PVC delle bottiglie dell'acqua minerale è la più paradossale di tutte fra quelle che io conosca.
La cosa è nata anni fa dalla classica leggenda metropolitana che narrava che con i tappini usati, opportunamente raccolti si sarebbero comperate carrozzine per i disabili.
Molti cittadini la fecero convintamente, mettendo da parte i tappini e consegnandoli a organizzazioni sociali no-profit, le quali, con affanno si videro costrette a tirare le fila e cercare di tradurre in realtà quella che era una fandonia bella e buona. E ci riuscirono  brillantemente!
Chi oggi  organizza maggiormente la raccolta dei tappini in Italia è il Centro Mondialità Sviluppo Reciproco di Livorno che investe i proventi dalla vendita dei tappini in  PVC  in pozzi per l'approvigionamento d'acqua potabile nei paesi del terzo mondo.
Raccontata così la storia, sembrerebbe una bella storia, ricca di slanci di generosità e di nobili di intenti.
Però, facendo un po di conti dai dati diffusi, risulta che il valore di mercato del PVC usato contenuto nei tappini, FRANCO TRASPORTO, è pressochè irrisorio: 0,0005 euro a tappino, cioè ci vogliono circa 15 - 20 tappini per fare un centesimo di euro, ed escludendo il trasporto!  Nella foto sopra, ci sono un centesimo di Euro!
L'organizzazione di questa raccolta sta in piedi economicamente, e genera "utili" solo perché tutta la manodopera ed i trasporti vengono fatti gratuitamente dai volontari. Ed anche perché NOE e Finanza, evidentemente non sono così severi nella verifica della corretta applicazione di tutte la normativa in materia di gestione di rifiuti nei confronti delle organizzazione no-profit.

Ma ...se donassimo un'euro una tantum a queste organizzazioni, doneremmo in una volta sola l'equivalente di 2000 tappini, che corrisponderebbero a 2000 bottigliette d'acqua minerale, circa 1000 litri, più o meno l'acqua che ci beviamo a testa in 2-3 anni.
E ...se ci bevessimo l'acqua del rubinetto? Il volontariato non potrebbe trovare attività più utili a tutti (sia da noi che nel terzo mondo) che non raccogliere e trasportare tappini?
Analizzare a fondo tutti gli aspetti di questa raccolta può dare un po' il mal di testa come un vero e proprio rompicapo, perché c'è sempre la forte tentazione di voler salvarne le componenti positive (il volontariato, gli aiuti al terzo mondo, il senso di non sprecar risorse), ma alla fine risulta evidente che stiamo analizzando gli effetti di  un sistema di produzione e consumo malato, incapace di rispondere ai bisogni reali della gente e che ha creato un meccanismo di espiazione e di compensazione dei nostri delitti verso l'ambiente semplicemente aberrante.

giovedì 16 settembre 2010

Piste ciclabili? No grazie!

Per molti questa può sembrare una bestemmia ma quello che intendo dire è che le piste ciclabili cittadine non sono affatto una soluzione e non contribiscono minimamente alla razionalizzazione del traffico. Semmai danno un'alibi agli automobilisti per sentirsi ancora piu padroni della città.  Altro discorso sono invece le piste ciclabili  extraurbane (come la Ravenna Punta Marina) che  sono utilissime ma, aimè, poco richieste dall'elettorato e poco considerate in generale.
Ma veniamo con ordine.

Piste Ciclabili Urbane No Grazie perché:

- Non c'è assolutamente spazio nelle strade cittadine per ricavarci le piste.
- Per fare le piste si sacrificano i parcheggi a bordo strada. E poi le auto parcheggiano sulle piste!.
- Ridurre o cancellare i marciapiedi per farne piste ciclabili è assurdo e pericoloso. I pedoni non le riconoscono e le ignorano, oppure semplicemente non c'è spazio per tutti sul marciapiede. Provate a transitare in bici su una ciclabile, cioè la porzione del marciapiede, che passi davanti ad una scuola e ringraziate il cielo che qualche bambino non vi si infili sotto alla bici.
- Le ciclabili sono mera propaganda elettorale. E sono più suadenti nei confronti dell'automobilista ipocrita che è in noi che non per il ciclista.
- Non viene fatta la manutenzione; per i nostri amministratori evidentemente le ciclabili non ne hanno bisogno. Invece le strade vengono regolarmente manutenute.
- Tecnicamente fanno schifo: altissimi cordoli a destra e sinistra, e  se vi distraete un attimo siete per terra (evidentemente c'è un grande business "all'italiana" dei cordoli in cemento - all'estero non ho mai visti).
- Curve a gomito e raccordi assurdi. Se costruissero le strade con gli stessi criteri delle ciclabili avrebbero già impiccato i progettisti.
- Molte ciclabili son fatte con una ruvida pavimentazione in mattonelle rosse che si dissestano facilmente. Invece le strade adiacenti sono più levigate di un velodromo.
- Le ciclabili non sono interconnesse le fra loro perché non possono esserlo senza interrompere la viabilità motorizzata. E' assolutamente impossibile separare il traffico  motoeizzato da quello ciclistico.
- Le nostre città sono già progettate a misura di bicicletta; sono le auto ad essere avulse. Loro son venute dopo.
- Le ciclabili sono uno sperpero di risorse pubbliche, ma evidentemente c'è qualcuno che riesce a lucrarci sopra in nome di supposti "vantaggi ambientali" ed "ecosostenibilità" delle opere.
Molto altro ci sarebbe da dire ma rimando ad una video intervista al presidente della Fiab  di Milano  ed anche ad uno dei tanti forum sull'argomento (leggete quel che scrive Silvia!).
http://borgomeo.blogautore.repubblica.it
E una bella discussione sulle ciclabili sul blog di Ciclistica .
E per intristirsi, le dichiarazioni del nostro nuovo prefetto.

domenica 5 settembre 2010

Il nuovo volto della Bassona

Ho sempre considerato i capannisti della foce del bevano come dei privilegiati e dei piccoli devastatori di quell'ambiente naturale. Senza  i vari vincoli del Parco del Delta e l'attività di vigilanza della Forestale il villaggio di capanni  in legno e muratura  si sarebbe presto trasformato in un paesino di seconde case con giardinetto e con tutti gli agi.  Sul blog lavoceromagnola.blogspot.com e su facebook infuriano da tempo le polemiche. Per dare un'idea delle dimensioni del paese, dalla cartografia della provincia si contano più di 70 immobili esistenti.
Però, quest'estate, passando dalla foce Bevano ho visto un villaggio bellissimo, tranquillo e quasi decoroso. La novità era che non c'erano le auto ad intralciare gli stradelli fra i capanni perché la Forestale aveva (giustamente) piazzato una sbarra all'ingresso del "paese" e bloccato il traffico motorizzato: ed era pieno di biciclette appoggiate ai capanni!
Villaggi così piacevolmente vivibili li avevo visti solo in Centroamerica o in Asia dove le auto ancora non se le possono permettere.
Perché non arretrare ancora di più la sbarra sulla via Fosso Ghiaia, magari alla fine della pineta in modo da isolare anche i capanni da pesca lungo il canale?
Se cominciamo a limitare seriamente la possibilità di accedere con l'auto a molti siti naturali, molti problemi di convivenza uomo-natura si risolverebbero automaticamente. Solo i cittadini più responsabili si sobbarcherebbero il disagio di raggiungere certi luoghi a piedi o in bici.
Non mi sembra che sui rifugi alpini in quota vi siano problemi del genere.