I motivi per i quali gli ebrei della Germania del terzo Reich non sono fuggiti in massa all'aumentare delle persecuzioni sono molti, ma il più importante è che non immaginavano che la catastrofe che si stava profilando all'orizzonte si sarebbe avverata davvero, e più che mai nella forma di un genocidio epocale.
L'incapacità di credere che le catastrofi si possano avverare nonostante le avvisaglie è stata una costante nella storia dell'umanità ed è costata milioni di vite.
Troppo grande perché possa succedere è il pensiero tranquillizzante con cui ci si consola prima delle catastrofi, senza prendere provvedimenti per evitarle o per mitigarne gli effetti.
E oggi che siamo all'alba della più grande catastrofe dell'umanità, confermata da fonti istituzionali e non da cassandre isolate, continuiamo a comportarci come se nulla cambierà, come se scaldarsi, girare in auto, mangiare tutti i giorni siano diritti acquisiti, e che nessuno ce li potrà mai togliere.
Il periodo especial che passò Cuba negli anni 90 dopo l'embargo ed il taglio delle forniture di prodotti petroliferi da parte dell'URSS è solo un piccolo assaggio di quello che ci aspetta visto che non viviamo in una piccola isola sottopopolata con un clima tropicale e bassi standard di vita da cui volendo si può fuggire.
Non c'è posto ove fuggire, ed anche se ci fosse, l'incapacità di immaginare la catastrofe incombente ci volterebbe all'inazione, al tirare a campare.
E pure chi è estremamente cosciente di quel che sta per succedere non fa nulla per salvarsi.
Del resto, che si può fare? Qualcuno lo sa?
lunedì 19 novembre 2018
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