Per ora sono tornati i prati, come sono tornate le canne comuni ed il bambù.
Decenni or sono, lungo i nostri fiumi (Ronco Montone e Fiumi Uniti), nello spazio fra gli argini e l'acqua c'erano centinaia di orti, forse migliaia, coltivati abusivamente su suolo demaniale. Ma le autorità lasciavano correre a patto che non si piantassero alberi o capanni. Gli orticoltori erano generalmente operai, ex contadini inurbati che investivano nell'orto il loro tempo libero per risparmiare sull'acquisto di ortaggi a vantaggio delle loro famiglie.
Oggi gli orti fluviali sono quasi spariti perché è sparita la generazione che li aveva coltivati, consumata nelle fabbriche e nel consumismo delle generazioni successive. Orti ne sopravvivono pochissimi, perlopiù nelle porzioni degli argini raggiungibili in auto, perché gli orti di oggi sono diventati passatempi, hobby da pensionati e non più attività paraeconomiche importanti. L'orticoltura è diventata un retaggio del passato come la polenta nel paiolo e la passata di pomodoro fatta in casa. O un'attività semieversiva da Decrescisti anarcoidi.
La generazione di oggi compra le verdure importate dalla Spagna o dal Nordafrica nei supermercati, confezionate una ad una in materiali "ecocompatibili" e questo è percepito come la normalità.
Famiglie che mezzo secolo fa si litigavano l'erba dei fossi per nutrire i conigli oggi si disputano il parcheggio per l' auto ed il posto al ristorante.
La globalizzazione dei mercati e la grande disponibilità di combustibili fossili hanno reso possibile rifornirsi con facilità al supermercato di frutta e verdura indipendentemente dalle stagioni ignorando tutto quello che sta dietro ai prodotti. L'autoproduzione oggi non è più necessaria. Ma non riesco a pensare a tutto ciò come la normalità o come ad un modo di vivere che possa durare secoli.
Anche perché i combustibili fossili a buon mercato iniziano a scarseggiare la popolazione mondiale aumenta.
Credo che prima o poi torneranno gli orti, quelli veri, quelli fatti per necessità e non per noia. E forse tornerà un po' di quella umanità che abbiamo perso.