domenica 25 settembre 2016

Il lato triste della rete

In questi giorni sono alle prese con l'installazione di un'autoradio di recupero.  Un lavoretto apparentemente facile ma con alte probabilità che qualcosa vada storto se, come nel mio caso, non sei del mestiere. Per esempio, tanti anni fa, durante il montaggio di un'autoradio ho bruciato una coppia di casse nuove perchè avevo sbagliato la polarità dei cavi.
Quindi per andare sul sicuro consulto la documentazione sia dell'autoradio che dell'auto, controllo il cablaggio, smonto la plancia per capire i dettagli meccanici del montaggio,  poi faccio una lunga ricerca su internet - piu di un'ora - su come montare la radio in quel modello di auto e trovo pure dei video molto benfatti  su youtube. Scopro che ci vuole anche un connettore particolare per collegare tutti i fili in modo facile e non sbagliarsi. Lo identifico e lo compero online su Amazon.  Quando mi arriverà montero tutto in una decina di minuti e non mi aspetto sorprese.
L'avere internet a disposizione per queste cose è decisamente una grande facilitazione e fa risparmiare soldi e tempo...ma... alla fine, invece del solito senso di soddisfazione per avere affrontato con successo un lavoro che non è propriamente il mio, ho avuto una punta di angoscia. Proprio perchè ho fatto tutto da solo, senza interagire con alcun essere umano! Forse sarà una cosa di cui vantarsi con gli amici al bar ma poi ho pensato al modo in cui avrei affontato lo stesso problema qualche decennio fa. Prima di agire avrei telefonato a "Quel Gran Genio Del Mio Amico" (QGGDMA) e gli avrei descritto i cavi colorati, anzi, mi sarei presentato a casa sua  senza preavviso con l'autoradio sottobraccio. Magari non era in casa e avrei scambiato due parole con i suoi familiari. Poi quando finalmente l'avrei trovato ci saremmo messi a parlare sul come fare, e mi avrebbe mandato a cercare quel connettore e io avrei girato i negozi di ricambi della città per trovarlo, e forse non l'avrei trovato - "Sa, bisogna ordinarlo ma ci arriva fra un mese se va bene" e allora QGGDMA  mi avrebbe detto "si che ci vuole il connettore, ma possiamo fare anche senza" e ci mettavamo a spellare fili e provare a collegarli, poi magari si sbagliava, ma così va la vita.
Oggi io e QGGDMA non abitiamo piu vicino, la vita ha diviso e ci sentiamo raramente. Internet ha preso il suo posto di consulente tecnico: forse internet ne sa di più, o forse siamo noi, nella nostra ignoranza a a considerarlo onnisciente e... forse questo è solo un triste post dettato dalla nostalgia.  Ma quel piccolo tangibile arricchimento umano che ti da il far tardi la sera a montare l'autoradio in un garage freddo con un'amico, no, questo la rete non te lo puo dare.

mercoledì 14 settembre 2016

Vivere senza *: la fiera delle necessità

Prendendo spunto da un bel post di Gaia Baracetti, in cui racconta della sua decisione di provare a vivere senza cellulare, ho voluto fare un piccolo elenco di cose che ogni adulto, non anziano e non emarginato ha o dovrebbe avere secondo i più per vivere degnamente.
Ovviamente non tutti hanno tutte queste cose ma la maggioranza si.
Alcuni vivono  senza una o piu di queste cose per scelta ed altri vi hanno rinunciato per periodi piu o meno brevi della loro vita, chi per scelta e chi per necessità, ad esempio quando si passa  una settimana in campeggio o durante un trasloco.
Se dichiarate di non avere alcune di queste cose potete incorrere nello stupore, incredulità o anche preoccupazione del vostro interlocutore. O nella derisione. Alcune volte però sono stato io l'incredulo e il sufficiente nell'imparare che c'erano persone che vivevano senza possedere un cacciavite o il garage per la bicicletta, e per questa mia supponenza ho incluso queste 2 cose nella lista anche se mi rendo conto che rappresentano un mio limite. Poi incontrerete sempre qualcuno che vi dirà che non potrebbe mai vivere senza una camicia stirata o l'acqua Levissima, ma andando avanti su questa strada sfociamo subito nel folklore  e nel dandismo, per tacere di tutto quello che il gentil sesso ritiene indispensabile alla vita su questa terra.
Ad esempio ho vissuto 10 anni senza televisore e 2 mesi estivi senza frigorifero senza problemi. Conosco diverse persone che vivono senza auto o senza conto corrente ed ho conosciuto una persona sana di mente che vive scalzo e quindi senza scarpe.
Ecco la lista ed immaginate se potreste mai vivere senza.....:

Garage
Condizionatore in casa
Acqua corrente
Acqua calda
Bidet
Vasca da bagno
Cucina
Frigorifero
Lavastoviglie
Jeans
Scarpe
Cacciavite
Automobile
Autoradio
Alzacristalli elettrico
Conto corrente
Carta di credito
Televisione
Computer
Internet
Posta elettronica
Facebook
Cellulare
Smartphone
What's up

Di questa lista io manco di 4 cose ...
Per una trattazione piu seria di cosa comporti vivere senza qualcosa che riteniamo, spesso a torto, indispensabile vi rinnovo l'invito a visitare il blog di Gaia.

mercoledì 7 settembre 2016

Furto di significanti

Un pomeriggio ricevo una telefonata con cui mi avvisano  che è appena uscito un prodotto che fa per me e che sicuramente non può non interessarmi (!). 
Come tutti voi, non amo essere disturbato da chi mi vuol vendere qualcosa, sia esso un contratto telefonico o un detersivo, ma la cosa che piu mi ha urticato è stato il fatto che abbiano usato la parola "prodotto",  perché la telefonata non veniva da un rivenditore di aspirapolveri o potabilizzatori domestici, ma da un'istituto finaziario!
Volevano cioè "vendermi" un cosidetto "prodotto finanziario-assicurativo". Eppure nella mia testa un "prodotto" è ancora qualcosa che si tocca, si usa, si consuma, come una merendina di un distributore automatico. Se è una cosa che non si tocca ma si può comperare allora la chiamo "servizio".
Non so voi, ma io sono abbastanza affezionato alle parole e se me ne cambiano il significato  mi sento derubato e reagisco male.  Non è che sia un talebano della Crusca e so bene che le parole hanno significati stirabili ed estensibili e che esiste il (famigerato) Prodotto Interno Lordo e che prodotto è in senso lato un qualunque risultato di un lavoro ma  un minimo di chiarezza va fatta.
Ora, questa moda di chiamare "prodotti" i contratti di assicurazione o i titoli finanziari mi sembra abbastanza recente, e comunque preoccupante.  
In questa estensione del significato del termine "prodotto" vedo un tentativo, peraltro quasi riuscito, da parte della finanza di giustificare la propria esistenza come un settore produttivo al pari dell'industria e dell'agricoltura: vedete? anche noi lavoriamo..vedete quanti bei "prodotti"? Forse questa traslazione di significato è avvenuta negli anni 90, proprio quando i quadagni di costoro erano diventati scandalosamente alti e un po di fisiologica vergogna è arrivata ai piu intelligenti. 
Che il mondo finanziario lavori è indubbio, e probabilmente lavora anche tanto con livelli di stress altissimi, ma quanta "ricchezza" produce? Ne produce piu o meno di quella che consuma?   Lascio a voi le valutazioni del caso.
Io non sono certo ben disposto verso il mondo della finanza e ritengo gli appartenenti a questa classe siano poco diversi nell'animo e nell'agire dai ladri e filibustieri del passato. Anzi,  forse sono proprio gli eredi dei piu intelligenti e sensibibili ladri e truffatori dei secoli scorsi. Ma non per questo penso che sia possibile sbarazzarsi di loro, almeno nella misura in cui noi si voglia diventare come loro.
E per finire un pezzo di Uriel Fanelli su un suo veloce contatto con chi governa questo mondo.