venerdì 29 gennaio 2016

Certificami questo.


Da che mondo è mondo gli uomini si sono industriati per avere quanti piu riconoscimenti possibili dal prossimo al solo fine di vantarsene alle giuste occasioni. Medaglie, trofei, benemerenze, attestati e così via. Nobili e potenti di tutti i tempi han sempre tenuto a libro paga  letterati  ed artisti con il solo scopo di essere elogiati con eleganza.
Poi ci siamo evoluti: ora c'è la certificazione!
Si certificano le aziende, le amministazioni pubbliche, i prodotti, i servizi, in pratica si certifica di tutto.
Si certifica l'efficenza, la bravura, la sicurezza, l'attinenza alle leggi o disciplinari volontari,  o all'eticità (!).
Come si ottiene una certificazione? Semplice, si compra. Chiami un certificatore privato che ti esamina, la tua azienda o il tuo prodotto, e ti rilascia la certificazione dietro pagamento. Come per la revisione dell'auto con la differenza che quest'ultima è obbligatoria.
Ognuno si puo inventare una certificazione e convincere un'altro a comprarla. L'ultima che scopro è quella dell'eticità delle società sportive, 8000 euro per certificare che la tua società di nuoto o di caciatori della domenica è bella e brava e non vi dopate e tutto il resto.
A parte il fatto che è il certificato a pagare il certificatore, in linea di principio tutto il mondo della certificazione potrebbe anche avere un senso, una qualche utilità semprechè la burocrazia sia in qualche modo contenuta. Ma se penso anche che la maggiore ricaduta positiva (ma in parte anche negativa) sia il fatto che dà occupazione a migliaia di persone. Fior di laureati che passano la loro vita lavorativa a intervistare persone e stilare lunghissimi rapporti (che nessuno poi leggerà mai) sono un bell'antidoto alla disoccupazione. Nel 1933 Rooswelt per tirare fuori la sua nazione dalla grande depressione varando il famoso New Deal mandò anche migliaia di disoccupati ad asfaltare strade e piantumare boschi.  Noi siamo in tempi di vacche grasse - per ora-  e ci possiamo permettere di tenere migliaia di giovani ad intervistare e scrivere quanto siano belli e bravi chi li paga, che è sempre meglio che averli a spasso.
Ma in tempi di vacche magre che si stanno avvicinando, che fine faranno le certificazioni e il loro indotto?