Sulla destra di Via Don Carlo Sala, nei campi, in direzione del mare, c'è una piccola depressione del terreno. Non è facile notarla, sopratutto se non la si cerca, ma quando piove vi si forma subito una gran pozzanghera e allora la si vede bene. Ai bordi dell'area coltivata, vicino alla strada e lungo il fosso, crescono tuttora le canne da palude, quelle usate anticamente per fare i tetti dei tradizionali capanni rurali.
Trent'anni fa o giù di lì, vi era in quel punto una piccola palude, di un'ettaro o meno, con un laghetto nel centro dove una volta, da bambino, sono andato a pescare i "panciotti".
Da quel che conosco, è questa l'ultima palude di cui è rimasta traccia e memoria dentro cintura urbana di Ravenna.
Da quel che conosco, è questa l'ultima palude di cui è rimasta traccia e memoria dentro cintura urbana di Ravenna.
Questo post serve solo a ricordarci che Ravenna, e gran parte del suo territorio, è stata strappata con la fatica ed il sacrificio di generazioni alle paludi e alle frequenti innondazioni.
Credo che destinare oggi questi fertili terreni all'inutile urbanizzazione vorrebbe sicuramente dire sperperare un'eredità materiale e culturale preziosa.
Credo che destinare oggi questi fertili terreni all'inutile urbanizzazione vorrebbe sicuramente dire sperperare un'eredità materiale e culturale preziosa.