Il mio asciugacapelli è morto, non è piu riparabile.
Altre volte ero riuscito ad aggiustarlo ma questa volta non c'è nula da fare: morto stecchito.
Quindi l'ho smontato cercando di isolare le parti riciclabili come faccio con ogni piccolo elettrodomestico che lascia la mia casa.
Tutte le volte che mi accingo a questo rituale mi rendo sempre più conto che chi ha progettato questo asciugacapelli come altri oggetti simili non ha minimamente pensato e quindi previsto che:
1) a seguito di rottura il fon possa essere aggiustato;
2) a fine del suo ciclo di vita i suoi materiali siano convenientemente riciclati;
Le viti usate avevano un'innesto proprietario, cioè non erano né a taglio né a croce. Questa questione delle viti "proprietarie" non sono mai riuscito a spiegarmela completamente perché forse non conosco bene i processi di produzione di questi beni, ma l'effetto è che rendono difficilissimo lo smontaggio (per riparazione o riciclo) dell'oggetto.
Il motorino elettrico con il suo prezioso contenuto di rame era pressoché inglobato in un cilindro di plastica nera e solidale alla ventola per cui non si riesce a smontare ulteriormente.
Il filamento in tungsteno è avvolto in un rocchello di materiale termicamente isolante che sembra carta. Essendo il tungsteno un metallo pesante, è altamente tossico e non andrebbe disperso nell'ambiente anche se, come il piombo, viene usato anche per la pesca sportiva e per proiettili di munizioni.
Dallo smontaggio sono quindi risultati 180 grammi di plastica riciclabile e 220 grammi di rifiuti indivisibili e difficilmente riciclabili.
Tutto questo per dire che senza una responsabilizzazione dei produttori di questi beni, come di altri, non risolveremo mai il problema dei rifiuti e continueremo a sperperare energie e materiali preziosi. E che noi consumatori dovremmo accettare di pagare un po' di più questi prodotti per includervi anche i costi ambientali, in primis lo smaltimento.