Quando quello che sappiamo o intuiamo ci viene raccontato con numeri e grafici tutto assume un'aspetto piu crudo e stringente. Come il saldo del conto corrente, la visione di un termometro in una giornata afosa, le analisi del sangue con i loro asterischi o la bolletta del gas. Non è che tutti i numeri o i grafici ci raccontino delle negatività ma la tendenza ad evitare la freddezza delle cifre è sintomatica del nostro disagio nell'affronare la realtà.
Ho riportato in questa pagina il grafico della distribuzione della popolazione di Ravenna suddivisa per età; è una situazione quasi sovrapponibile a quello della regione Emilia-Romagna o delle altre zone del nord Italia. Anche le regioni piu prolifiche del sud Italia non sono molto dissimili.
Sostanzialmente siamo una popolazione di adulti, figli del babyboom degli anni 60 prossimi all'invecchiamento e senza un sufficiente ricambio generazionale.
Ho evidenziato in grigio la parte di popolazione in età lavorativa (+/-) assumendo che chi lavora (adulti) mantiene chi non lavora (bambini, giovani e vecchi).
La prima considerazione che salta all'occhio è che fra qualche anno non ci saranno abbastaza adulti lavoratori per mantenere vecchi bambini e giovani studenti agli standard di vita attuali per cui qualcosa cambierà in misura molto più pesante di quanto sta già accadendo oggi, come ad esempio innalzamento dell'età pensionabile (ancora??) e/o richiamo alle armi dei giovani (non si studierà piu) e/o importazione massiccia di immigrati in età lavorativa e/o spopolamento verso altre nazioni dei più abbienti o più capaci etc etc. Succederà tutto questo ed altro ancora, che lo si voglia o non lo si voglia, indipendentemente dalle nostre scelte politiche perchè contro questi numeri non c'è politica che tenga.
La seconda considerazione è sulle ripercussioni che subirà il nostro territorio da questi mutamenti sociali e demografici. Se ad un calo di popolazione attiva corrispondesse un calo della pressione antropica sul territorio ipersfruttato questa potrebbe essere una cosa positiva ma lo stile di vita attuale è caratterizzato da un'impronta ecologica sempre piu grande per cui l'impatto rimarrà invariato. Però avere una popolazione che invecchia ed in forte calo a fronte di un patrimonio edilizio sempre piu costoso da gestire (scaldare, pulire, manutenere, tenere a norma) non può che significare che il prezzo degli immobili crollerà molto piu di quanto stia facendo ora anche se non ci fosse un'inasprimento delle tasse.
A Ravenna abbiamo costruito negli ultimi trent'anni più di quanto sia stato fatto dall'alba dei tempi distuggendo terreno prezioso e questo sarà il risultato.
Tutti gli immobili privati e pubblici, come pure le infrastrutture, strade, reti etc. risulteranno sovrabondanti e costosi e non potremo permetterci di tenere tutto. Per questo che credo che si debba iniziare a contrarre la città, recuperare le aree urbane dismesse e restituirle alla wilderness o all'agricoltura. Altro che nuovi quartieri e megalomani progetti di espansione urbana . Spero sia la volta buona perché la nosta società guarisca finalmente da quella che l'ottimo fardiconto ha chiamato "malattia del cemento".
Chi spera in una ripresa dell'edilizia è nel migliore dei casi un miope, un'ignorante ed un'illuso. Diversamente sarebbe un criminale.
Se guardi l'istogramma della nostra popolazione, mi sembra evidente che questo sia un paese con una data di scadenza (2040? 2050? giù di lì...). E' chiaro anche che questa proiezione non tiene conto dei milioni di migranti che (infatti) stanno facendo sbarcare.
RispondiEliminaIl mercato immobiliare, in effetti, pare stia già subendo una bella battuta d'arresto, con prezzi molto raffreddati rispetto a qualche anno fa...