"Mio nonno fava i mattoni, mio babbo fava i mattoni, fazzo i mattoni anche me', ma la casa mia n'dov'è?" Calzinazz - dal film Amarcord di Fellini
Non ho mai incontrato un esquimese, e
neppure un mongolo o uno yemenita. E così pure mio nonno, un secolo fa
nella sua collinosa romagna, non aveva mai incontrato un'austriaco.
Qualcuno lo convinse o lo costrinse
nel 1915, nel fiore della sua gioventù a lasciare la sua terra per
andare a sparare contro altri ragazzi come lui, ma austriaci, i quali
a loro volta forse mai avevano incontrato italiani prima di allora.
Mio nonno non c'è piu da molti anni e
non ho avuto la possibilità di ascoltare le sue storie di
guerra. In parte perché per differenze di luoghi e di età ci siamo
incontrati raramente in questo mondo ed in parte perchè non ha mai
voluto parlare volentieri della sua grande guerra nonostante fosse
stato decorato come Cavaliere di Vittorio Veneto.
Avrei voluto chiedere a mio nonno ed a
tutta quella generazione, perché. Perché siete andati la ad
ammazzarvi, a sparare a degli sconosciuti, che giustificazioni vi
davano e vi davate. Possono sembrare, e forse lo sono, domande ingenue dettate dal senno di
poi di chi non ha mai visto la guerra se non in tv. Però la sensazione
che quella guerra, come tutte le guerre, non fosse così
universalmente sentita dai giovani in trincea ed il nemico non fosse
così nemico come la propaganda e la retorica bellica imponeva lo
dimostra il fatto che su alcuni fronti ci furono casi di
fraternizzazione fra le truppe contrapposte come nella "Tregua di Natale" del 1914 (il video musicale di "Pipes of Peace" di Paul
McCartney ce lo racconta) e che la stampa di allora, anche su
pressione dei governi, tacette colpevolmente su queste vicende.
Quei ragazzi si
erano semplicemente chiesti il perché di quella guerra e avevano
visto che forse non c'erano motivi sufficienti per uccidere gli
sconosciuti della trincea di fronte.
Ma oggi quella guerra ci sembra solo una carneficina senza senso in cui una piccola elite forse ci trasse qualche vantaggio a scapito del sacrificio di una generazione.
Son sicuro che verrà anche il giorno in cui anche quello che stiamo facendo oggi al nostro ambiente verrà giudicato barbaro e senza senso al pari di una guerra. Oggi si investe su megaopere ambientalmente e socialmente devastanti con la stessa determinazione e leggerezza con cui si forgiavano cannoni e si armavano gli eserciti nell'Europa di inzio 900. Fermiamoci e domandiamoci cui prodest tutto cio? A chi servono veramente queste grandi (o piccole) opere?
Non è una domanda retorica e non ho la una risposta netta anche se forti sospetti li ho.
"Perché siete andati la ad ammazzarvi, a sparare a degli sconosciuti"
RispondiEliminaTuo nonno, come il mio non sono andati in guerra. Ce li hanno mandati, erano OBBLIGATI da una cartolina-precetto. Fino al 1945 c'è sempre stata una guerra per ogni generazione di ragazzi. I "giovani", come oggi li intendiamo, non esistevano: passavi direttamente dall'infanzia all'età adulta.
Dall'epoca delle piramidi in poi guerre e grandi opere si son sempre fatte.
Oggi, continuiamo a fare sempre le stesse cose, non c'è nulla di nuovo. Alla luce di questo, le tue domande sono fondamentali e dovrebbero porsele tutti. Infatti, solo dall'analisi del passato possiamo sperare di non ripetere gli stessi errori.
Caro nottebuia, hai centrato quello che non sapevo di voler centrare: il concetto dell'OBBLIGO, di questo tormento di DOVER fare cose di cui non capiamo l'immediata utilità e neppure ce la domandiamo. L'obbligo capitale di dover andare in guerra ma anche l'obbligo di pagare le tasse o della semplice svolta a destra all'incrocio. Ci penserò su.
EliminaMio nonno fu al fronte, e anche lui aveva la medaglia dei Cavalieri di Vittorio Veneto. Suo fratello invece diserto', scappo' all'estero. Solo per essere li' precettato e spedito al fronte, a sparare agli italiani, tra cui mio nonno.
RispondiEliminaIl fratello di mio nonno torno' una sola volta a casa, dopo la guerra, poi emigro' in Canada.
La grande guerra (la sporca grande guerra) ha inciso sulle vite dei sopravvissuti come su quelle che ha mietuto come grano.
Come tutte le guerre...
Barney